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Image search, photo editing and production

Foto intercambiabili e mezze verità


Piotr Chrobot

Il 23 agosto il “New York Times” ha pubblicato un articolo sulle immagini che sono girate online per raccontare gli incendi che hanno coinvolto ultimamente la foresta amazzonica.

Analizzando le condivisioni di personaggi famosi e politici di tutto il mondo su Twitter, la testata americana ha rilevato che la gran parte delle fotografie non era pertinente. Perché raffiguravano incendi vecchi anche di trent’anni o avvenuti in altrove.

Anche il sito di informazione italiano “Valigia Blu” ha ripreso la notizia mostrando le immagini e i feed in questione.

Ovviamente i post di celebrità come Leonardo di Caprio o Cristiano Ronaldo hanno generato moltissime condivisioni degli stessi contenuti errati da parte di utenti di social network di tutto il mondo.

Gli articoli che contestano l’autenticità delle immagini non mettono in discussione i fatti. La NASA e il Centro di ricerca spaziale brasiliano INPE confermano che gli incendi che hanno coinvolto quest’anno l’Amazzonia hanno superato quelli dello scorso anno.

E’ giusto quindi parlarne ed è giusto che l’opinione pubblica mondiale si mobiliti e faccia pressioni per tutelare la foresta pluviale più grande del pianeta che, tra le altre cose, assorbe l’anidride carbonica nell’atmosfera e rilascia vapore acqueo, determinando quindi la quantità di piogge e le temperature globali.

La rivista “Foreign Policy”, in un articolo ripreso dal “Post”, arriva addirittura a chiedersi fino a che punto ci si potrà spingere in futuro se uno stato non difende o mette consapevolmente a rischio le risorse naturali che custodisce.

In questo contesto, ha senso preoccuparsi per delle foto sbagliate? Si chiede su Twitter un utente nel thread in italiano #Amazzonia.

Sicuramente sì.

La pressoché illimitata quantità di immagini reperibili online su qualsiasi argomento ha acuito la tendenza a voler illustrare qualsiasi cosa, spesso con superficialità.

Dai tutorial per un blog di successo alle redazioni dei giornali, nessuno sfugge alla regola della “bella foto” per accompagnare un testo.

Le foto giornalistiche non dovrebbero mai essere considerate illustrative, né essere utilizzate fuori dal contesto originario o senza didascalia. Un grave incidente, un atto di guerra o terrorismo, una catastrofe naturale non sono eventi intercambiabili tra di loro, anche se la nostra sovraesposizione ai flussi informativi (e visivi) sta cambiando il modo in cui percepiamo la realtà.

Le immagini notoriamente colpiscono più delle parole. E possono essere utilizzate efficacemente per manipolare le emozioni dello spettatore.

Per questo è fondamentale verificare la correttezza dell’informazione che si condivide, o si rischia di alimentare notizie false, favorendo anche chi fabbrica fake news per interessi economici, politici o ideologici o chi si serve di una foto non corretta per negare che un evento sia accaduto o sia accaduto in un certo modo.

Se – per rimanere in tema – si vuole condividere una foto di quanto sta accadendo, sarebbe meglio evitare di cercare “Amazzonia incendi” su Google Immagini e prendere la foto che ci sembra più spettacolare. Al di là delle possibili violazioni di copyright, ogni immagine di attualità trovata su Google o sui social network dovrebbe essere verificata.

Qui gli strumenti per farlo.

Se non si hanno il tempo o le possibilità per verificare di persona, la soluzione migliore sarebbe quella di condividere l’articolo di un giornale autorevole o di organizzazioni ed esperti riconosciuti a livello mondiale. Sebbene tutti possano prendere una cantonata o essere parziali su un determinato argomento, si corrono meno rischi.

Sarebbe invece meglio diffidare di politici, star dello sport e dello spettacolo. Per motivi diversi non sono fonti sempre attendibili.

Marina Cotugno     CC BY-NC-SA 3.0 IT

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