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La storia della foto di Emmett Till è ancora attuale

basta menate
foto di Marion Post Wolcott, Belzoni, Mississippi, 1939

Marion Post Wolcott, [Entrata per persone di colore] Belzoni, Mississippi, 1939 – LACMA – Pubblico dominio

L’allarmante cronaca italiana degli ultimi tempi, che racconta quasi quotidianamente di persone aggredite o addirittura uccise perché ritenute altro a causa del colore della pelle, del paese di provenienza o delle condizioni socio-economiche, mi ha fatto pensare a una foto che ha, in un certo senso, cambiato il corso della storia dei diritti civili negli Stati Uniti.

E’ la foto di un funerale, che non posso pubblicare per motivi di copyright ma che si può vedere qui, è un’immagine cruda, ma soprattutto è un’immagine di pietosa forza e dignità.

E’ stata scattata nel 1955 dal fotografo David Jackson per la rivista “JET”, una pubblicazione per afroamericani, e mostra una donna davanti alla bara aperta di suo figlio.

Il ragazzo si chiamava Emmett Till e aveva quattordici anni, viveva a Chicago ma era andato a passare un periodo di vacanza da una famiglia di parenti nel Mississippi.

Entrato per comprare qualcosa nel negozio di una coppia bianca, i Bryant, sembra che Emmett abbia fischiato o rivolto un complimento alla proprietaria, forse per scherzo o per vincere una scommessa fatta con i cugini.

Cosa sia realmente accaduto nel negozio non è mai stato appurato visto che l’unica testimone, Carolyn Bryant, ha cambiato più volte la sua versione dei fatti, inizialmente accusando il ragazzo di averla strattonata e averle rivolto apprezzamenti osceni per poi negare tutto a distanza di molti anni.

Tre giorni dopo Emmett Till fu rapito dal proprietario del negozio, Roy Bryant e dal fratellastro di questi, J.W. Milam. Fu picchiato, torturato, ucciso e il suo cadavere venne gettato in un fiume.

Quando la salma di Emmett fu riportata a Chicago, sua madre Mamie chiese risolutamente un funerale pubblico e a bara aperta, perché tutti potessero vedere cosa era toccato vedere a lei al momento del riconoscimento del corpo di suo figlio.

E perché fosse chiaro lo scempio perpetrato, accanto alla bara venne poggiato il ritratto di Emmett, un bel ragazzino dal sorriso aperto.

La decisione di pubblicare la foto del funerale di Emmett Till fu un momento decisivo per “JET” che per la prima volta nella sua storia dovette ristampare un numero.

Altri due giornali per afroamericani seguirono l’esempio di “JET”, a differenza di tutti i media mainstream, eppure la maggior parte delle persone adulte che vivevano all’epoca negli Stati Uniti videro quella foto e si confrontarono in qualche modo con l’orrore che evocava.

Se l’immagine suscitò indignazione nei bianchi, per gli afroamericani rappresentò il «big bang dei diritti civili» secondo l’efficace definizione del reverendo Jesse Jackson.

All’incredulità per l’accaduto e alla paura che un avvenimento simile potesse ripetersi ovunque e in qualsiasi momento, si sommò anche la rabbia per l’esito del processo agli assassini, che vennero assolti dopo soli cinque giorni per “divieto di doppia incriminazione” da una giuria composta esclusivamente da uomini bianchi.

Qualche settimana dopo la fine del processo, nella città di Montogmory (Alabama) una sarta afroamericana, Rosa Parks, si rifiutò di lasciare il posto riservato ai bianchi che aveva occupato su un autobus. In seguito al suo arresto, il pastore protestante Martin Luther King e altri membri della comunità afroamericana organizzarono un boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery che durò 381 giorni e portò al decreto di incostituzionalità della segregazione razziale.

La vicenda di Emmett Till è stata trattata da libri, film e documentari e ha ispirato molti artisti, tra cui il cantautore Bob Dylan, la scrittrice premio Nobel Toni Morrison e l’artista Dana Schutz che nel 2016 ha dipinto una controversa opera intitolata “Open casket” (Bara aperta) che raffigura il volto martoriato del ragazzo.

Un anno dopo il processo Bryant e Milam ammisero in un’intervista di aver ucciso Till senza mostrare alcun rimorso, amplificando l’indignazione degli americani. Nessuno è stato mai condannato per l’omicidio di Emmett Till benché le indagini sulla sua morte siano state riaperte più di una volta.

Lo scatto di David Jackson è stato inserito dalla rivista “Time” tra le cento fotografie più significative di tutti i tempi. Perché, prima della sua pubblicazione, i linciaggi di afroamericani avvenivano frequentemente e rimanevano impuniti, ma dopo la sua apparizione, grazie al coraggio di una madre nel denunciare la barbarie dei crimini d’odio, nessuno ha più potuto fingere di non vedere.

 

Marina Cotugno     CC BY-NC-SA 3.0 IT

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